Ecco
l’ultima rosa dell’estate
che va via sfiorendo da sola.
Tutte le sue graziose compagne
sono già appassite e scomparse.
Nessun fiore della sua famiglia,
nessun bocciolo di rosa le è vicino
a riflettere il lieve arrossire
a dare un sospiro per un sospiro.
Io non ti
lascerò sola
mentre langui sul tuo stelo
Fino a che l’amore dorme,
va e dormi con loro.
Così gentilmente cospargo con i tuoi petali
il letto
dove gli sposi del tuo giardino
giacciono senza profumo e inerti.
Possa io
seguirti presto
quando gli amici partiranno
e le gemme cadranno dal cerchio brillante di luce.
Quando i veri cuori sono appassiti
e quelli affettuosi sono gonfi
Chi potrebbe abitare questo buio mondo, da solo?
Thomas Moore
"Vanity" rosa moderna, vivace e rifiorentissima!
The Last Rose of Summer è una poesia del poeta irlandese di nome Thomas Moore,
(da non confondere con Thomas More) amico di Lord Byron e P.B.Shelley. Moore scrisse questa poesia nel 1805 mentre era a
Jenkinstontown Park, nella Contea di Kilkenny, in Irlanda. Il compositore John Stevenson scrisse la musica
legando i versi ad una melodia diventata poi famosa nel mondo inclusa in una
raccolta chiamata Melodie
Irlandesi (1807-34). L’amicizia di Moore con poeti romantici
come Shelley
e Byron
si vede. Si avvertono le caratteristiche romantiche della intuizione poetica
che conduce all’identificazione e si conclude nella sublimazione del tema. Il
poeta si lega alla rosa nella felice intuizione sia artistica che simbolica. Il
passo successivo e conseguente è l’identificazione con il tema dell’amore degli
sposie la loro malinconia che abbisogna di essere ravvivata e rinnovata. Una
scelta verso il sublime che è destinato a perire per rinnovarsi, esattamente
come la rosa che la conclusione dell’estate segna la sua fine. Ma nella sua
fine inizia anche il principio del ritorno. Il tema come si vede è estremamente
sentimentale, triste nella sua liricità malinconica tipicamente irlandese.
Lirismo, sentimentalismo, tristezza che sembrano evocare il fascino della fine,
quasi un invito al suicidio, quella "sindrome di Stendhal" spesso evocata ed invocata
quando si parla di Romanticismo.Non è un caso che la
poesia del Moore abbia trovato nella musica percorsi dai toni struggenti ed
indimenticabili. Basti ricordare che Ludwig Van Beethoven compose un tema e tre
variazioni per flauto e piano, op. 105, basati sulla canzone. Felix Mendelssohn-Bartholdy compose una Fantasia in E
maggiore Op. 15, e anche Friedrich von Flotow usa la canzone nella sua
opera Martha scritta nel 1847 a Vienna. La poesia diventata canzone canzone
viene citata anche nell’ Ulisse di James
Joyce. Questi riferimenti ne fanno una canzone molto popolare,
presenza quanto mai stabile nella cultura irlandese nel mondo. Basta cliccare
su You Tube per rendersi conto di quante siano le versioni audio
e video con le quali cantanti e musicisti si cimentano continuamente a cantare
l’inno all’amore eterno destinato a perire per non morire.
Proprio come le rose, tutte le rose, alla fine di ogni estate