Ecco il giorno, ecco la festa della rosa, luminosi sui nostri irraggiano gli sguardi della rosa.
L’amore fu dell’aiuola il giardiniere, che maturò soave della
rosa il fiore. Alla nuova: s’avvicina la rosa!
i fiori ossequienti
piegarono il ginocchio alla rosa.
Tacque il tulipano, occhieggiò incantato il narciso, ondeggiarono
confusi dal fulgore della rosa. All’edera bisbigliò il cipresso:
Sveglia! Che sogni, bambina? Ecco l’apparizione della rosa! In mille
notti l’usignuolo non canta l’eterna melodia della rosa.
La figura della rosa il cielo non può contenere, vinta soccombe
la fantasia della rosa. La rosa viene, come araldo, dal giardino
dell’anima.
Le anime, di tutti, attendono la rosa,
L’anima della patria saluta la rosa, mai scordi,
l’anima, la rosa.
Mostra la rosa la laurea della bellezza, il diploma della
nobiltà,
che Dio concede alla rosa.
La rosa corona il calice della
nostra festa,
del profumo inebriante della rosa ti impregna.
La catena del nostro patto la rosa intreccia,
il laccio amoroso della rosa mai fuggì
di Gialal ud-Din Rūmî nato a Konia, Anatolia Orientale 1273