Nel
1960 un geologo americano, Sheldon Judson, ritrovò nei pressi di Roma un’antica
cisterna risalente al 150 d. C. le cui fondamenta, che al momento della
costruzione erano sottoterra, si trovavano ora esposte fuori dal suolo di circa
1 metro. Questo voleva dire che il terreno circostante era calato di oltre 4
centimetri ogni secolo, dunque molto più rapidamente di quanto si potesse
formare. L’erosione del suolo e la perdita di terreno fertile hanno molteplici
cause, ma sicuramente l’azione dell’uomo può giocare un ruolo fondamentale (nel
bene e nel male) per quanto riguarda la tutela di un patrimonio collettivo di
inestimabile valore. Anche il CNR ha recentemente messo in evidenza i rischi di
una inadeguata gestione del suolo le cui conseguenze sono sintetizzate
nell’espressione inglese Dust bowlification, da dust (polvere) e
bowl (conca). Si stima che ogni anno vengano perse a livello globale 24
miliardi di tonnellate di suolo. L’azione degli agenti atmosferici (tra cui
vento e pioggia) sommata ad una cattiva gestione del suolo determina questa
perdita di terreno fertile.
Le
risorse vanno gestite nel rispetto delle generazioni future, diventa quindi
doveroso adottare metodi di coltivazione che tutelino la fertilità del terreno.
Con l’agricoltura biodinamica e l’uso corretto dei preparati biodinamici
è possibile generare nuovo terreno fertile. Vedasi foto (sotto) nella quale è
evidente l’azione del lombrico dopo 4 anni di applicazioni del preparato
500 e di altri preparati biodinamici. Da terreno “convenzionale”, privo di
lombrichi, nel giro di 4 anni è stato possibile generare nuova terra fertile
andando in controtendenza rispetto al fenomeno sopracitato. La presenza del
lombrico è un indice importante della qualità biologica del suolo, ed è
considerato uno dei bioindicatori essenziali, oltre a svolgere funzioni
fondamentali per la fertilità dei terreni.
Ehrenfried Pfeiffer (1899 – 1961), uno dei massimi esperti
mondiali e pionieri dell’agricoltura biodinamica, già a suo tempo mise in
risalto le caratteristiche del preparato 500 e degli altri preparati a
seguito di attività di studio, sperimentazione e ricerca. Di
seguito una breve trascrizione del suo lavoro: L’uso corretto di questi
preparati, sia con il letame che con il compost vegetale (in merito al
compostaggio), conduce la fermentazione di essi in direzione ben precisa,
impedendo le perdite di sostanza organica, arrestando l’acidificazione iniziale
della fermentazione e rettificando questa con la formazione di un humus neutro,
ricco di sostanze fondamentali quale si potrebbe ottenere in una cotica prativa
stabile di età di 10 anni. Il
concime così preparato comunica al terreno e in breve tempo quella
“fertilizzazione agronomica integrale” che la scienza agronomica considera
ideale. Premessa indispensabile è che l’azione dei preparati
biodinamici si abbini ad una concimazione organica. Nessuna trasformazione in humus può verificarsi in un terreno
mineralizzato e con vita batterica deviata o addirittura patologica (in
questo caso occorreranno accorgimenti specifici).
Fatte queste premesse diamo i risultati di analisi sul
500:
PREPARATO 500 (materiale di partenza letame vaccino)
Fatto essenziale: nel preparato sono scomparsi i batteri
intestinali. Ad essi si è sostituita una flora quasi identica a quella delle
deiezioni di lombrico, cioè una flora generatrice di
humus. Dal punto di vista chimico si nota nel preparato un aumento di
azoto nitrico. Nel materiale di partenza esso era in proporzione del 0,06%
mentre in quello di arrivo esso è salito al 1,7%; risulta, cioè, moltiplicato
per 28. Inoltre nel preparato si trovano 500 milioni di batteri aerobi per
grammo. (…)
In questa analisi è evidente che il preparato 500, pur risultando sempre
arricchito in batteri e oligoelementi disponibili e attivi, mostra una
variabilità di composizione che le ripetute prove analitiche hanno permesso di
attribuire al diverso regime di foraggio delle mucche: un trifoglio non vale
l’altro, un fieno non vale l’altro e così pure un letame non vale
l’altro. Perciò l’alimentazione delle mucche il cui letame servirà a
confezionare il preparato 500 è oggetto di particolare cura. (…)
Anche la stagione conta: il letame viene raccolto in autunno
(settembre-ottobre), quando anche il foraggio ha una composizione concentrata;
si lasciano le mucche mangiare anche ogni sorta di arbusti sulle siepi
confinanti. In questa stagione il letame è anche più sodo e contiene più
sostanze minerali che in primavera. (E. Pfeiffer). È stato
pubblicato su alcune riviste scientifiche un recente studio sulle
caratteristiche microbiologiche e le proprietà bioattive del preparato
500 (Microbiological Features and Bioactivity of a Fermented Manure
Product Used in Biodynamic Agriculture; Matteo Giannattasio et al.,
2013). Questo
lavoro ha rilevato che il preparato 500 dispone di specifiche attività
enzimatiche, è fornito di una ricca popolazione microbica e presenta attività
auxinica. Le sostanze ad azione auxinica svolgono un ruolo fondamentale nella
fisiologia e nella crescita delle piante. Coerentemente con i principi della
biodinamica, la funzione delle auxine non è tanto quella di incrementare
la produttività ma è quella di promuovere una crescita armonica ed
equilibrata in modo da favorire la formazione di tutte quelle sostanze
necessarie alla pianta per potersi mantenere sana e vitale. I dati
di questo lavoro possono spiegare l’azione vitale positiva verso la flora
microbica del suolo e le piante (è ipotizzabile che l’elevato contenuto di
carboidrati e peptidi presenti nel 500 possa attivare una proliferazione
microbica e, quindi, una maggiore attività rizosferica). Nonostante
l’applicazione a bassissime quantità (100-200 grammi per ettaro) questo
preparato stimola la formazione delle radici e incrementa l’attività biologica
del terreno (confrontare anche i dati della ricerca FiBL, dai
quali emerge una maggiore biodiversità dei terreni biodinamici). In questo
lavoro si ipotizzano vari meccanismi d’azione dovuti anche alla presenza
positiva di acidi umici. Sono in corso ulteriori test per valutare altri aspetti
del preparato 500. Mentre
l’esperienza australiana ha dimostrato il valore delle Leguminose nell’esaltare
la funzione del preparato 500: l’inserimento delle Leguminose nelle rotazioni, o
la loro presenza negli inerbimenti, esalta l’azione di questo preparato.
COMUNITA’ BATTERICHE RILEVATE NEL PREPARATO 500
(Giannattasio et al.)
SPECIE
|
GRUPPO
TASSONOMICO
|
%
(CFU)
|
Bacillus megaterium
|
Firmicutes
|
46.83
|
Bacillus safensis
|
Firmicutes
|
44.99
|
Rhodococcus coprophilus
|
Actinobacteria
|
3.65
|
Pseudoxanthomonas dajeon.
|
Gammaproteobacteria
|
1.42
|
Microbacterium
sp.
|
Actinobacteria
|
1.06
|
Aeromonas rivuli
|
Gammaproteobacteria
|
0.74
|
Bacillus pumilus
|
Firmicutes
|
0.46
|
Nocardia globerula
|
Actinobacteria
|
0.39
|
Agromyces fucosus
|
Actinobacteria
|
0.32
|
Sphingopyxis macrogoltabida
|
Alphaproteobacteria
|
0.11
|
Pseudomonas fulva
|
Gammaproteobacteria
|
0.04
|
La
formazione dell’humus nel terreno quale substrato ideale di crescita per le
piante. L’agricoltura industriale è orientata verso una esasperazione
della produttività, mirando ad ottenere rese sempre maggiori; anche la selezione
varietale sostenuta dalle élite economiche e operata dall’industria sementiera
prende in considerazione quasi esclusivamente parametri di produttività (questo
processo ha inizio già dagli anni ’60 con la famosa Rivoluzione Verde). Le
conseguenze di questo orientamento sono note sia sul piano ambientale che su
quello del bilancio energetico e, non ultimo, sul piano nutrizionale.
L’uso massiccio di sostanze azotate e di vari altri input esterni di origine
industriale, al fine di incrementare le rese, riduce la presenza di
polifenoli, vitamine, amminoacidi essenziali e altri nutrienti
fondamentali. La stessa FAO (Organic Agriculture Programme) ha messo più
volte in evidenza l’adeguatezza nutrizionale di alimenti biologici rispetto al
cibo prodotto con metodiche industriali. Il
concetto di fertilità, dunque, deve essere legato ad un insieme di fattori il
cui obiettivo deve essere l’equilibrio tra la giusta produttività e la
capacità di un prodotto di nutrire veicolando forze vitali. Il cibo deve poter
essere fonte di salute. Inoltre le piante coltivate correttamente disporranno di
autodifese naturali maggiori rispetto a piante portate ad una condizione di
iperproduttività esasperata. Non bisogna dimenticare che la funzione più
importante dei polifenoli è quella di proteggere le piante stesse da agenti
ambientali e dal rischio ossidativo rappresentato dalla luce
solare. Il
preparato 500 si inserisce proprio in un discorso di equilibrio poiché, come
ribadito più volte, con l’agricoltura biodinamica si vuole favorire una crescita
armonica ed equilibrata. L’attuale crisi dell’agricoltura industriale è dovuta al fatto
di perseguire iperproduzioni e gigantismo, conseguenza di una visione statica
del concetto di fertilità che per decenni ha favorito l’uso (e l’abuso) di
nutrienti di sintesi (i famosi N, P, K) riducendo il contenuto di carbonio
organico nei suoli, favorendone la perdita di fertilità biologica. A tal
proposito confrontare anche i dati ISPRA. Mentre
la vera fertilità è data da un complesso di forze e da un insieme di fattori
molto dinamici. Già nel 1924 Rudolf Steiner intuì le cause della degenerazione
dell’agricoltura dando un impulso ben preciso finalizzato a risanare la
fertilità dei suoli ed il processo produttivo. Uno dei
problemi maggiori risiede nella diminuzione di sostanza organica nei terreni e
nel relativo calo di attività biologica. Ma siccome “il malato è grave”, il
semplice apporto di sostanza organica nel terreno, da solo, rischia di non
essere più sufficiente a ripristinare condizioni ottimali di fertilità.
Occorrerà certamente una sostanza organica che sia di qualità, cioè
HUMUS, ed occorreranno rimedi che siano in sintonia con i processi vitali
i quali favoriranno la formazione di quest’ultimo (l’humus): i preparati
biodinamici. Sostanza organica è un termine generico utilizzato per indicare
svariati composti, ma sarà necessario utilizzare una sostanza organica dotata di
qualità e proprietà particolari. Qui si inseriscono i preparati biodinamici, ed
il 500 in particolar modo. Ma per
comprendere a fondo il processo dobbiamo chiederci cos’è la sostanza organica e
dove essa ha origine. Alla base della formazione della sostanza organica vi è la
fotosintesi clorofilliana, grazie alla quale le piante sono l’unica fabbrica di
nuova sostanza sulla Terra; tutto il resto è riciclaggio. Dunque il regno
vegetale è alla base dei cicli biologici e vitali grazie alla capacità di
entrare in relazione con le forze solari. Questa mediazione permette agli altri
esseri viventi di assimilare queste forze e trarre nutrimento; si può dire che
ingerendo un vegetale assimiliamo forze solari, delle quali abbiamo una estrema
necessità, ma che da soli non saremmo in grado di assimilare. Il Sole è alla
base della vita, e le piante ne rappresentano il medium primario. Quindi
la sostanza organica viene elaborata tramite la fotosintesi da cui ha origine.
Nel processo digestivo del bovino (ma anche nel lombrico) poi avviene una
ulteriore elaborazione grazie alle caratteristiche uniche del suo apparato
digerente dotato di peculiarità essenziali per ottenere successivamente una
sostanza importantissima per la fertilità del suolo: il letame. Per
secoli le agricolture tradizionali hanno basato la propria fertilità su questi
elementi. Il bovino è in grado di elaborare cellulosa ed emicellulose come
nessun altro mammifero grazie ad uno stomaco di notevoli dimensioni suddiviso in
4 parti (reticolo, rumine, omaso e abomaso) e grazie alla mediazione di una
particolare microflora intestinale. Si tratta di un vero e proprio laboratorio
complesso. Ovviamente l’animale va rispettato, deve vivere secondo quelle che
sono le sue esigenze e necessità, e deve nutrirsi correttamente e in maniera
sana.
Ma per
ripristinare la fertilità dei campi, purtroppo, non sono più sufficienti le
tradizionali concimazioni organiche di natura vegetale e/o animale. Sono
necessari rimedi che rappresentano una ulteriore elaborazione di questi processi
vitali, che attingano comunque da elementi naturali.
Una
ulteriore esaltazione di questi processi è data dal preparato 500 (o
Cornoletame) nel quale emergono nuove proprietà idonee a risolvere le attuali
problematiche. Con i preparati biodinamici si instaura una collaborazione ed una
sinergia tra regno vegetale, regno animale e regno umano nella quale ognuno
svolge il proprio ruolo per permettere l’ingresso di nuove
forze il cui tramite sono i preparati biodinamici (in questa sinergia
non va dimenticato il regno minerale). Tramite queste forze è possibile
rigenerare il suolo ed ottenere alimenti vitali, in grado di nutrire anche le
parti più sottili dell’essere umano. Compost biodinamico e humus di lombrico come fonte primaria
di humus. Occorre
altresì una trasformazione anche in merito all’uso del letame come fertilizzante
tramite la pratica del compostaggio biodinamico, poiché deve essere chiaro che
il preparato 500 non sostituisce le concimazioni (come l’uso del compost o i
sovesci plurispecie) e non sostituisce le buone pratiche agronomiche
necessarie per realizzare una valida e sana agricoltura. Tramite
il compostaggio biodinamico si ottiene un humus stabile, bilanciato ed
equilibrato che darà risultati positivi a 360° e duraturi nel tempo (il letame
tal quale necessita di una ulteriore elaborazione che ne prevenga una rapida
mineralizzazione). Il
vantaggio dell’humus è dato dalla sua stabilità, e dalla facoltà di resistere
coerentemente a vari tipi di stress senza degradarsi; dunque la sua degradazione
risulta essere molto più lenta rispetto ad altre forme di sostanza organica non
umificata (Amlinger et al., 2007). Tra i
requisiti più importanti di cui dispone l’humus vi è la capacità di trattenere
acqua e nutrienti in quantità. L’Università di Sydney ha rilevato che i terreni
biodinamici trattengono mediamente il 55% in più di acqua rispetto ai metodi di
coltivazione industriali. Ciò è dovuto anche alle sostanze cementanti (colloidi
organici) prodotte dalle comunità batteriche che costituiscono l’humus. Quindi
il terreno non rappresenta solamente un substrato di crescita per le piante, ma
è un organo che svolge un ruolo ecologico importantissimo: i
terreni sani e vitali, ricchi di humus, trattengono acqua, nutrienti e
soprattutto carbonio, contrastando anche i fenomeni di erosione e di
perdita di terreno (Dust bowlification). Inoltre l’humus permette lo
scambio gassoso, stabilizza la struttura del suolo (migliore lavorabilità) e
aumenta la sua permeabilità per via di un incremento della porosità. La moderna
agronomia ha snaturato queste funzioni concentrandosi sulla produttività (con un
uso massiccio di fertilizzanti di sintesi), utilizzando erbicidi e pesticidi che
nel tempo hanno mortificato la naturale attività del suolo. Mentre una corretta
gestione dei terreni può addirittura frenare i cambiamenti climatici per via di
minori emissioni di CO2 in atmosfera,
incremento della ritenzione idrica, minor dispendio energetico nella lavorazione
del suolo e riduzione dell’utilizzo di input esterni. La Terra e le generazioni
future ringrazieranno. Non bisogna dimenticare che la funzione del suolo è
quella di sostenere la vita. Uno dei
casi più emblematici riguarda il progetto SEKEM a 60 km a nord-est del Cairo
(Egitto), dove sono stati strappati al deserto centinaia di ettari ora divenuti
terra fertile e coltivata grazie all’agricoltura biodinamica.
Fabio Fioravanti
Disegno
di Elena Bassi
Associazione
per l’Agricoltura Biodinamica Sezione Emilia Romagna
Fondazione
LE MADRI