Il corso dell'anno come respiro della
Terra.
Il corso dell'anno ed i cicli
biologici naturali si svolgono secondo ritmi ben definiti determinati dal
movimento degli astri (Sole e Luna in primis). Ogni periodo dell'anno, ogni
stagione, ha un influenza sui cicli naturali e sullo sviluppo della Vita sulla
Terra.
Quello nel quale ci troviamo è un
periodo dell'anno molto particolare: con l'equinozio d'autunno le notti
diventano più lunghe rispetto al giorno. Questa è l'epoca di San
Michele.
La celebrazione delle varie
festività, soprattutto in epoche passate, aveva lo scopo di collegare
l'interiorità umana ai ritmi naturali perché l'uomo non fosse estraneo o
spettatore inconsapevole di quello che gli accadeva intorno, e perché vi fosse
un punto di contatto tra Microcosmo e Macrocosmo. Festa necessaria a scandire il
calendario esistenziale e, al tempo stesso, necessaria a celebrare e riconoscere
gli eventi cosmici. Festa come deposito di valori.
Potremmo accostare il ritmo
annuale a quella che può essere un'esperienza interiore che vede l'incessante
alternarsi tra luce e tenebra. Quella tra luce e tenebra è una danza il cui
svolgimento è alla base della Vita stessa. La notte è necessaria tanto quanto il
giorno e viceversa.
Le principali festività e le
varie ricorrenze durante l'anno vengono scandite dai ritmi astronomici, e
questi ritmi hanno una forte correlazione con il lavoro dei campi e i cicli
biologici in seno alla Natura.
Possiamo suddividere 4 momenti
principali: Natale, Pasqua, San Giovanni, San Michele.
Ognuna di queste festività ha un
significato profondo e ben preciso, che rispecchia una particolare condizione
biologica, fisiologica, astronomica e, non ultima, interiore.
Questo ordine non è casuale
(Natale, Pasqua, San Giovanni, San Michele) e riflette le fasi di sviluppo della
Vita secondo un percorso ritmico e ben definito.
Il periodo nel quale ci troviamo,
tra settembre e ottobre, rappresenta forse il periodo più carico di significati,
nel quale si svolgono processi fondamentali per il mantenimento della Vita.
Questo periodo, di fatto, chiude il ciclo biologico naturale e ne sancisce la
fine: le piante hanno portato a termine il proprio compito arrivando a formare
frutti e semi. Questa è si la fine ed il termine ultimo, ma è anche il nuovo
inizio! Nel frutto e nel seme abbiamo il termine, ma anche il nuovo inizio.
Abbiamo la garanzia che vi sia una nuova Vita; nel seme vi è coincidenza tra
fine e nuovo inizio (vi è anche nutrimento). E la pianta nel far cadere a terra
il frutto/seme conclude il proprio ciclo biologico portando a termine il proprio
compito. Avviene un passaggio di testimone. Da questo momento la Vita inizia a
ritirarsi nella Terra, con il seme, ed inizia a concentrarsi all'interno delle
radici per il meritato riposo invernale. Questo riposo/letargo invernale sarà
fondamentale poi per la rinascita primaverile. Si potrebbe ulteriormente
definire questo periodo una sorta di crocevia.
In quest'epoca si accumula anche
un notevole quantitativo di sostanza organica nel suolo tramite le foglie. La
fine della foglia (il cadere autunnale delle foglie) pone le basi per il nuovo
inizio, in primavera, mettendo a disposizione elementi nutritivi di origine
organica che verranno elaborati nel terreno durante l'inverno per poi rendersi
disponibili alla ripresa vegetativa primaverile per la nutrizione delle piante
(epoca di Pasqua). Nei ritmi naturali vi è una profonda saggezza; in un
ecosistema naturale vi è un sostanziale equilibrio tra l'energia-materia
prodotta e quella consumata. Non vi è una significativa asportazione di materia
fuori dal sistema, e per questo la Vita può perpetuarsi.
La moderna agricoltura
industriale non sempre asseconda e rispetta questi ritmi e questi equilibri. Nel
sistema agricolo convenzionale vi è asportazione di materia-energia sotto forma
di prodotto senza che vi sia poi un reintegro adeguato. Ciò ha determinato nel
tempo un impoverimento dei terreni, come evidenziato anche dal CNR (IVALSA) in
un recente rapporto sul rischio desertificazione in Italia.
È dunque necessario un metodo di
coltivazione che tenga conto dei ritmi naturali, che sappia integrare le
asportazioni e che tenga conto che il suolo è un organismo vivente. Rudolf
Steiner ribadiva con semplicità disarmante che “occorre portare Vita al
vivente” e che vi è un dare e un avere nei confronti della Natura. Ribadiva
anche che "l'agricoltore ha il compito di badare a che il processo naturale
si svolga nel giusto modo".
Il periodo di San Michele (29
settembre) è un momento dell'anno particolare: si effettuano raccolti, avviene
il reintegro di materia-energia nel suolo (negli ecosistemi naturali), si
effettuano le principali concimazioni (semina dei sovesci, impiego del compost)
ma vi è anche predisposizione nell'animo umano per il raccoglimento interiore.
La Terra si prepara ad accogliere.
San Michele è simbolo di
coraggio e chiarezza di pensiero necessari per affrontare l'epoca
dell'anno che va incontro a freddo e buio, che vede il progredire della tenebra
sulla luce (le notti si fanno sempre più lunghe e le ore di luce si riducono).
Ma questo è anche il periodo nel quale la Natura si riorganizza per un nuovo
inizio ed il suolo elabora la materia-energia necessaria alla ripresa della
Vita. Potremmo definire questo periodo la fine di un ciclo o "Capodanno
fisiologico" poiché le piante cessano l'attività vegetativa e gli insetti si
ritirano in forma svernante. Ma in Natura questa “fine” coincide con un nuovo
inizio.
La macchina del progresso e della
razionalità ha svuotato di ogni significato le varie festività. Per questo
occorre un approccio che, invece, generi meraviglia e stupore per la Natura e i
ritmi vitali.
In questo periodo possiamo anche
intravedere il nuovo inizio: molte erbe biennali germinano e si possono trovare
diverse piante in fiore (Topinambur, Colchico autunnale, Ciclamino, Centaurea
jacea ecc.). In quest'epoca carica di significati si semina la pianta che è alla
base della nostra alimentazione. Si semina il grano, pianta di
luce.
Dunque possiamo anche definire
questa fase autunnale "una seconda primavera" nella quale la Natura pone già le
basi per il futuro.
Fondazione LE
MADRI