‘Omar Khayyaâm’, dalle origini sconosciute, ricorda l’indimenticabile
poeta e fiolosofo persiano – che visse tra l’Undicesimo e il Dodicesimo secolo
– e che fu un appassionato amante delle
rose, come del vino che nel suo poema Rubàiyàt
decanta ripetutamente. Certamente alle volte una rosa, appare più seducente
grazie alla sua storia.
Il poeta inglese Edward Fitzgerald, che nel 1859
tradusse parte dell’opera di Omar Khayyaâm ottenendo un grande successo,
riferiva che un giorno in un giardino il grande maestro persiano disse ad uno
dei suoi allievi La mia tomba sarà un’area in cui il vento del Nord passerà diffondendo tutt’intorno delle rose .
Secoli dopo, sulla sua tomba a Naishapur
fu rinvenuta una rosa. Alcuni suoi semi furono inviati al celebre Giardino
Botanico di Kew, vicino Londra, e diedero vita ad un rosaio che fiorì nel 1894.
Proprio alla morte di Fitzgerald furono piantati sulla sua tomba alcuni semi di
questa pianta primigenia. Negli anni fra il 1947 e il 1950 proprio da queste
rose venne ottenuta il fiore che porta il nome del poeta e che oggi è diffusa
in tutto il mondo! Per ben svilupparsi questa rosa abbisogna del sole di
mezzodì.
I fiori, in grappoli di tre-quattro, di grandezza media, a coppa
piatta, pieni e quartati,
con petali stropicciati, presentano una rosetta di
piccoli petali involuti con occhio al centro.
Le foglie sono piccole,
lanuginose e di colore grigioverde.
I rami sono cosparsi di numerose piccole spine.
I rami sono cosparsi di numerose piccole spine.
tratto da LA GRAZIA DELLE ROSE, di Grazia Adamo Giovannetti
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