[…]
Che
sarebbe la vita senza rose!
Un
sentiero senza ritmo né sangue,
un
abisso senza notte né giorno.
Esse
prestano le ali all’anima.
Perché
morirebbe l’anima senza ali,
senza
stelle, senza fede, senza le chiare
illusioni
che l’anima pretende.
Sono
rifugio di molti cuori,
sono
stelle che sentono l’amore,
sono
silenzi che sfuggirono lentamente
all’eterno
poeta notturno e sognatore,
e
con vento, cielo e luce si formarono,
per
questo tutte nascendo hanno imitato
il
colore e la forma del cuore.
Sono
le donne fra tutti i fiori,
tiepidi
sancta sanctorum dell’eterna poesia,
grandiose
neapori di ogni pensiero,
calici
di profumo che il vento azzurro beve,
cromatici
sciami, perle del sentimento,
ornamenti
di lire, poeti senza accento.
Amanti
profumate di usignoli dolci.
Madri
di tutto il bello,
siete
eterne, magnifiche, tristi
come
sere silenziose d’ottobre,
che
morendo, malinconiche, vaghe,
una
notte d’ottobre copre,
perché
essendo poesia, come voi siete,
siete
piene di autunno, di sere,
di
dolori, di malinconia,
di
tristezze, di fatali amori,
di
crepuscolo grigio d’agonia,
perché
siete tristi, essendo la poesia
acqua
dei vostri roseti.
[…]
La
preghiera delle rose, Federíco Garcia Lorca