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"LA GRAZIA DELLE ROSE"
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© Poèmes et Pensées sous la forme de la Rose

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La rose, ce qu’on dit et ce qu’on pense

mercoledì 5 settembre 2012

L’ultima rosa dell’estate


Ecco l’ultima rosa dell’estate
che va via sfiorendo da sola.
Tutte le sue graziose compagne
sono già appassite e scomparse.
Nessun fiore della sua famiglia,
nessun bocciolo di rosa le è vicino
a riflettere il lieve arrossire
a dare un sospiro per un sospiro.

Io non ti lascerò sola
mentre langui sul tuo stelo
Fino a che l’amore dorme,
va e dormi con loro.
Così gentilmente cospargo con i tuoi petali il letto
dove gli sposi del tuo giardino
giacciono senza profumo e inerti.


Possa io seguirti presto
quando gli amici partiranno
e le gemme cadranno dal cerchio brillante di luce.
Quando i veri cuori sono appassiti
e quelli affettuosi sono gonfi
Chi potrebbe abitare questo buio mondo, da solo?
Thomas Moore










"Vanity" rosa moderna, vivace e rifiorentissima!



The Last Rose of Summer è una poesia del poeta irlandese di nome Thomas Moore, (da non confondere con Thomas More) amico di Lord Byron e P.B.Shelley. Moore scrisse questa poesia nel 1805 mentre era a Jenkinstontown Park, nella Contea di Kilkenny, in Irlanda. Il compositore John Stevenson scrisse la musica legando i versi ad una melodia diventata poi famosa nel mondo inclusa in una raccolta chiamata Melodie Irlandesi (1807-34). L’amicizia di Moore con poeti romantici come Shelley e Byron si vede. Si avvertono le caratteristiche romantiche della intuizione poetica che conduce all’identificazione e si conclude nella sublimazione del tema. Il poeta si lega alla rosa nella felice intuizione sia artistica che simbolica. Il passo successivo e conseguente è l’identificazione con il tema dell’amore degli sposie la loro malinconia che abbisogna di essere ravvivata e rinnovata. Una scelta verso il sublime che è destinato a perire per rinnovarsi, esattamente come la rosa che la conclusione dell’estate segna la sua fine. Ma nella sua fine inizia anche il principio del ritorno. Il tema come si vede è estremamente sentimentale, triste nella sua liricità malinconica tipicamente irlandese. Lirismo, sentimentalismo, tristezza che sembrano evocare il fascino della fine, quasi un invito al suicidio, quella "sindrome di Stendhal" spesso evocata ed invocata quando si parla di Romanticismo.Non è un caso che la poesia del Moore abbia trovato nella musica percorsi dai toni struggenti ed indimenticabili. Basti ricordare che Ludwig Van Beethoven compose un tema e tre variazioni per flauto e piano, op. 105, basati sulla canzone. Felix Mendelssohn-Bartholdy compose una Fantasia in E maggiore Op. 15, e anche Friedrich von Flotow usa la canzone nella sua opera Martha scritta nel 1847 a Vienna. La poesia diventata canzone canzone viene citata anche nell’ Ulisse di James Joyce. Questi riferimenti ne fanno una canzone molto popolare, presenza quanto mai stabile nella cultura irlandese nel mondo. Basta cliccare su You Tube per rendersi conto di quante siano le versioni audio e video con le quali cantanti e musicisti si cimentano continuamente a cantare l’inno all’amore eterno destinato a perire per non morire.

Proprio come le rose, tutte le rose, alla fine di ogni estate