Che allegria, vivere
e sentirsi vissuto.
Arrendersi
alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere, fuori di me,
molto lontano,
mi sta vivendo.
[…]
Che esiste un altro essere
con cui io guardo il mondo
perché sta amandomi con i suoi
occhi.
Che esiste un'altra voce con cui io
dico cose
non sospettate dal mio gran
silenzio;
ed è che anche con la voce mi ama.
[…]
E quando mi parlerà
di un cielo scuro, di un paesaggio
bianco,
ricorderò
ricorderò
stelle che non ho visto, che lei
guardava,
e neve che nevicava nel suo cielo.
Con la strana delizia di ricordare
di aver toccato ciò che non toccai
se non con quelle mani
che non raggiungo con le mie,
distanti.
E spogliato di sé potrà il mio
corpo
riposare, tranquillo, morto ormai.
Morire nell'alta certezza
che la mia vita non era solo
la mia vita: era la nostra.
E che un altro essere mi vive
di là dalla non morte.
da La voce a te dovuta, XXI, Pedro Salinas