e tutto ora si illumina
come non fa la luna né può il sole:
serpe di luce ardente e attorcigliata
o vento di capelli che scompiglia.
Ergo una rosa, e grido a quanti uccelli
punteggiano di nidi e canti il cielo,
batto al suolo l’ordine che decide
l’unione dei demoni e dei santi.
Ergo una rosa, un corpo e un destino
contro il freddo della notte che avanza,
e con la linfa della rosa e col mio sangue
innalzo perennità in vita breve.
Ergo una rosa, e lascio, e abbandono
quanto mi duole di pene e di paure.
Ergo una rosa, sì, e odo la vita
in questo cantar d’uccelli sulle spalle.
Ergo una rosa, Josè Saramago
‘Archiduc Joseph’